Non intendiamo di certo dare indicazioni di voto (non ne avremmo la qualità e l’autorità) né fare propaganda in vista del prossimo referendum. Tuttavia sentiamo di poter condividere con voi una piccola riflessione sui toni e sul tipo di discorsi che sentiamo fare da più parti in questi giorni. Si dice che il Parlamento è il luogo della lentezza o addirittura dell’inconcludenza, che costa troppo, che è composto da una pletora di assenteisti nullafacenti.
Ora, stiamo però attenti -per dirlo con un’efficace espressione popolare- a non buttare il bambino con l’acqua sporca.
Mino Martinazzoli, grande figura della vita repubblicana, soleva raccontare questa storiella:
“Il direttore generale di un’importante società riceve due biglietti per un concerto che ha in programma l’ottava sinfonia di Schubert, meglio nota come l’Incompiuta. Non potendoci andare, regala i biglietti al suo giovane capo del personale, laurea in Bocconi e master alla London School of Economics. Il giorno successivo gli chiede se il concerto gli sia piaciuto e per tutta risposta il brillante bocconiano gli consegna una relazione scritta, articolata in cinque punti.
Punto 1: ‘Durante considerevoli periodi di tempo i 4 oboe non fanno nulla, si dovrebbe ridurne il numero e distribuire il loro lavoro tra il resto dell’orchestra eliminando i picchi di impiego’.
Punto 2: ‘I 12 violini suonano la medesima nota perciò l’organico dei violini dovrebbe essere ridotto’.
Punto 3: ‘Non serve a nulla che gli ottoni ripetano i suoni già eseguiti dagli archi’.
Punto 4: ‘Se tali passaggi ridondanti fossero tagliati il concerto potrebbe essere ridotto a un quarto’.
Punto 5: ‘Se Schubert avesse tenuto conto di queste mie osservazioni avrebbe terminato la sinfonia”.
Martinazzoli poi aggiungeva: “Io, invece, vorrei vivere in un mondo nel quale si potesse sentire la sinfonia di Schubert così com’è”.
La democrazia è costosa, è lenta e alle volte può essere anche poco lungimirante, ma è la democrazia. Questo è un paese che senza ombra di dubbio ha necessità di profonde riforme strutturali e anche di rivoluzioni culturali. Ma stiamo attenti a non farci prendere da suggestioni populiste e pericolose.